lunedì 4 aprile 2022

Cronache della disfatta russa




di Monica Montanari

Giustamente Facebook e Twitter sono piattaforme editoriali, non strumenti di libertà d’espressione. Dunque torno al buon vecchio blog, per sottoporvi queste immagini in sequenza. L’una ritrae una strada di Bucha disseminata di cadaveri. Gente normale, come noi, sorpresa dalle bombe un mese fa mentre tornava dal supermercato, mangiava la minestrina, faceva il caffè… No, questi uomini non sono stati solamente colti di sorpresa, sono stati ammazzati con chissà quale routine del terrore. 

Molti hanno parlato di orrore e crudeltà. Più probabilmente si tratta di vertigine dell’annientamento, annientamento di tutto, compreso se stessi: quel cupio dissolvi che assale armate disfatte e umiliate. Uccidere lasciando le spoglie nel fango, sull’asfalto, come cosa di poca importanza, col gusto dello scempio. 

La Russia è stata battuta, lo dicono queste immagini, vinti i suoi uomini mandati a piegare uno Stato indipendente, vagheggiando forse le sfilate dei carri armati sovietici di ieri a Praga e in Ungheria. Oggi non più, gli ucraini sono stati un osso troppo duro per i denti russi. 

Fedele alla linea di negare, negare anche davanti all’evidenza, la Russia che un mese fa negava ridendo l’intenzione di invadere l’Ucraina, la Russia che tutt’ora nega offesa di star conducendo una guerra, ora nega di aver la responsabilità dell’uccisione delle vittime buttate per strada a Bucha. 

Come sorprendersi.

Per questa guerra, l’escalation è segnata, inevitabile e non ci lascerà scelta. Gli occidentali rimpiangeranno di non essere scesi in campo subito, per dare la misura della contrapposizione, un ceffone ben assestato. Così non è stato e, quando lo faranno, perché lo faranno, si saranno già consumate centinaia di tragedie come quella di Bucha. 

L’immagine di Zelensky è stata presa oggi con screenshot dalla home di Corriere.it, dà conto della sua visita a Bucha, la sua espressione dice tutto. 



Nessun commento:

Posta un commento