giovedì 19 gennaio 2017

D’Alema: perché la minoranza dem ha votato Sì in Parlamento e No alle Urne


Il Corriere della Sera intervista D’Alema sull’accusa sempre più pressante di portare la responsabilità delle conseguenze del “No”. Il burocrate alza le mani trincerandosi dietro le procedure.





Il dubbio che questo immane casino che stiamo vivendo lo abbia causato lui e i suoi c’è, se il Corriere intervista D’Alema sui principali capi d’accusa. Aldo Cazzullo le domande giuste gliele fa tutte.

La volpe del Salento si fa portavoce degli apparati e dalle rendite di posizione. D’Alema disegna il piano di una nuova egemonia a sinistra, evidentemente per incistare e consolidare il potere per come tradizionalmente si declina il leninismo in Italia: personaggi giusti nei posti giusti.

Avete mandato a sbattere l’Italia invece di bloccare la riforma costituzionale sgradita quando ancora la legge si trovava in Parlamento?
Risposta dalemiana: e che volete Renzi aveva messo la fiducia! Ragionamento implicito: non pretendevate mica che la minoranza si esponesse, rinunciasse a posti e potere? Come si fa a pretenderlo, non siamo mica scemi.

I poterini egoisti di D’Alema il  Paese però non se li poteva permettere. Le conseguenze del No sono davanti a tutti, vi allude anche Jeroen Dijsselbloem - presidente dell’eurogruppo dei ministri dell’economia  -  nell’intervista odierna a Repubblica.
Nel suo silenzioso astenersi da politico e nelle sue parole trasversali, nel non voler entrare nel dibattito politico in Italia, la sua risposta è lì: Dijsselbloem non nega.

La vittoria del No ci ha tagliato le gambe ma per il politburo dalemiano poco importa.
Come a dire non vi è etica se non il trofismo del potere. L’unica etica a emergere ancora una volta dalle argomentazioni di D’Alema è la conquista di maggior potere.

E certo, aggiungiamo noi, come si può chiedere ai proconsoli dalemiani, dalemiani annidati in tutti i partiti nel loro essere caporalato civile, burocrati senza moralità, di accettare una riforma costituzionale fondata sulla responsabilità politica?

Dice ma… non dovevate fare la riforma costituzionale alternativa a quella di Renzi in pochi mesi?

Risposta gelida di quelle che arrivavano dalle pur calde vacanze in Crimea, dalla sua Zil mentale D’Alema ci dice che lui/loro la proposta alternativa l’hanno depositata.


Nella Zil - auto di lusso dei capi della Russia sovietica -  si abbassa un po’ di più il finestrino:
Ma cosa volete Renzi non ha ancora nominato il presidente della commissione costituzionale dopo che la Finocchiaro è diventata ministro.

Noi del politburo - la burocrazia sovietica -  vede, buon uomo che mi intervista, vogliamo fare cose veramente di sinistra come rimettere l’IMU sulla prima casa e i poveri che hanno ereditato un immobile storico, una grande cascina che si fottano capisce? Li sbattiamo fuori. Chi l’ha detto che un povero di quelli con le toppe - ha presente? - possa e debba abitare in una casa grande e antica magari? Abbiamo tanti bei condomini nelle nostre periferie.

E poi, forse un po’ imbarazzato dal gigantismo della propria stessa astuzia, il colpo finale: il 41% preso da Renzi al referendum non ci significa perché quando vincemmo il referendum abrogativo sulla scala mobile poi perdemmo le elezioni.

Nell’abitacolo della Zil non alberga il dubbio che qualcuno possa ardire di fare il distinguo tra la vittoria in un referendum abrogativo  - dove essere contro somma progetti diversi -  e una sconfitta a suon di tredici milioni di Sì accomunati e uniti dalla visione di un medesimo Paese e di un medesimo futuro.



Monica Montanari




Fonti:

Aldo Cazzullo, D’Alema: «Leader e candidato premier nuovi, Populisti bene nel governo locale», Corriere della Sera, 18 gennaio 2017

Ferdinando Giugliano, «Jeroen Dijsselbloem: “Italia meglio sulle banche. Correzione dei conti per non tornare indietro.”», Repubblica.it, 19 gennaio 2017 


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