martedì 28 febbraio 2017

Verso il D-Day del Lingotto: come Renzi può riprendersi i suoi 13 milioni di voti

Continua il tutti contro Renzi più feroce che mai ma Matteo Renzi ha un bacino di 13 milioni di voti di persone che vogliono riformare il Paese. Tutto sta per l’ex Presidente del Consiglio nel dimostrare di essere capace di andare a riprenderseli.



Lo può fare mettendo a programma la creazione di un grande e potente Efficiency and Reform Group (Gruppo Efficienza e Riforme) presso la Presidenza del Consiglio, presentarsi agli elettori con uno slogan che ben riassume il suo approccio alla riforma degli ingranaggi del paese, meno è meglio: meno ingranaggi = più diritti, più lavoro, più identità, più futuro. 

In questi giorni si assiste allo spettacolo di un Matteo Renzi accerchiato da nemici ma non solamente quelli. Intorno a lui il classico serpente che si mangia la coda: come rilanciare sulle riforme se queste sono state appena bocciate dai restanti 19 milioni di elettorato? Se di ripresentare una nuova e diversa riforma costituzionale non se ne parla?





Ma un ambito su cui Renzi può rilanciare e andare a riprendere il voto di chi ha creduto e sperato nelle riforme costituzionali c’è ed è quello su cui la legge Madia sta cominciando a mostrare i primi risultati. Un piano di riforma della Pubblica Amministrazione non incentrato sulle questioni attinenti al pubblico impiego ma con impatto diretto sui “lacci e laccioli” di silviesca memoria.

Renzi potrebbe far suo il principio anglosassone applicato in fatto di pubblica amministrazione - less is more - coniugando digitalizzazione, efficienza, riduzione della spesa e controllo. Obiettivo: superare le strozzature collegiali che nel momento consultivo, decisionale e di controllo rallentano la PA.

Un esempio per tutti quello delle soprintendenze dei beni culturali e o gli organi collegiali pretesi dalla corporazione degli insegnanti per affiancare il preside nella decisione di chi assumere (tre insegnanti scelti dal collegio docenti). Organi collegiali che servono a occultare le responsabilità dei fallimenti e a creare il contesto ideale per scambi e pressioni cui l’interesse pubblico è del tutto estraneo.

Questi organi collegiali sono la cinghia di trasmissione della partitocrazia, tengono il paese ostaggio delle minoranze e ovviamente sono la leva suprema di Massimo D’Alema, per dirla molto in soldoni.

Sulla scorta di quanto attuato nel mondo anglosassone Renzi può mettere al centro del suo programma la creazione di un Efficiency and Reform Group (Gruppo Efficienza e Riforme) presso la Presidenza del Consiglio che attui e vigili su un piano di riforme orizzontali e pragmatiche, empiriche e gentili a partire dalla previsione di impatto della norma giuridica sugli individui utenti e amministratori basata sulla Behavioral Law and Economics (Diritto ed economia comportamentale).

Non sempre infatti i singoli adottano comportamenti univocamente razionali e tesi al vantaggio secondo la teoria dell’homo  oeconomicus. Altresì sono spesso influenzati da variabili psicologiche più complesse secondo quanto analizzato appunto dalla Behavioral Law and Economics (Diritto ed economia comportamentale), un approccio sviluppato ad Harvard per anticipare in modo più attendibile - rispetto all’analisi economica del diritto tradizionale - le risposte dei singoli ai diversi regimi giuridici. (Cito di peso la Treccani dizionario di Economia e finanza)




 Ad additare la via di un ciclopico e incisivo piano per la pubblica amministrazione italiana è Giulio Napolitano giurista e analista sui temi della pubblica amministrazione e autore nel 2015 di “Le riforme amministrative in Europa all’inizio del ventunesimo secolo”  -  Giuffrè Editore - Milano -  2015.

Napolitano cita proprio l’importanza della Behavioral Law and Economics come analisi empirica degli effetti comportamentali di regole, incentivi e spinte gentili.

In onore al principio di meno prevenzione e più repressione (sì amministrare è cosa diversa dalla carie dentaria) - insomma più responsabilità - si può immaginare un dirigente amministrativo che decida in autonomia e se poi qualcosa va storto - anche non per colpa o negligenza - viene comunque messo da parte. E questo è il problema dei problemi se metti da parte il dirigente poi chi sa far andare avanti la baracca? Di qui la necessità di fare norme graduali e molto ben monitorate.

Risolvere il nodo di amministrazioni ostaggio di inadeguatezza cronica e procedimenti farraginosi può avviare un processo virtuoso e liberare risorse per il sostegno al reddito e al lavoro e cominciare a rendere pensabili cifre ragguardevoli di intervento pubblico, capaci quantomeno di reggere il confronto con quelle sparate da un comico che si sente scarsamente tenuto al confronto con il dato di realtà. A oggi Renzi oppone un paracadute di 4,5 miliardi di euro a fronte degli stimati 15 miliardi che costerebbe secondo le stime Istat la proposta grillista di un reddito di cittadinanza. Troppo poco per farci la campagna elettorale. Renzi dia qualcosa in cui sperare ai 13 milioni di cittadini consapevoli e sconfitti.


Monica Montanari





Fonti e Documenti

Sulle idee di Giulio Napolitano in fatto di PS si veda un estratto del suo libro

Sulla Behavioral Law and Economics si veda il Dizionario Treccani

Sulle cifre del sostegno alla sofferenza si veda la Stampa  

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