lunedì 6 febbraio 2017

Bisogna scegliere: l'Italia è bloccata

L'Italia in caduta di credibilità dopo il No al Referendum: spread a 200 mentre arrivano al traguardo le leggi del governo Renzi contro la burocrazia.



Spread a 200. Ve l’avevamo detto? Non ve l’avevamo detto? Amici del “no” avete fatto davvero un bel guaio. I politici dei quali vi eravate fidati, i politici del "no", avevano promesso   di dare al Paese una nuova legge elettorale in 15 giorni. Ora sapete come andata.




Sapete quanto si lavora in Parlamento dopo la vittoria del “no” al referendum? Un giorno e mezzo, dal martedì sera a giovedì mattina.

L’Italia che piace a quelli del “no” non lavora e riduce ogni giorno di più il valore della credibilità dello Stato italiano parametrato appunto dallo spread: la misura di quanto siamo lontani dalla solidità della Germania, di quanto siamo considerati schifidi rispetto ai tedeschi e di quanti interessi in più si debbono pretendere per prestare soldi agli italiani. Intanto il disastro del “no” prosegue.

Si chiude il decreto attuativo dell’Italia del Sì con la legge Madia sulla Pubblica Amministrazione - tutt’altro che bocciata come sostengono invece nei post bufalari i grillisti. Tant’è diventano licenziabili in soli trenta giorni i furbetti del cartellino e quelli della malattia facile. Le visite fiscali potranno essere ripetute più volte al giorno e in un arco di reperibilità giornaliera più ampio.

Dipendenti dello Stato, si cambia: quelli che se ne fottono avranno tempi duri. È l’Italia del Sì. Così come è Italia del Sì quella che si scopre cercando di appurare se un’immobile è gravato da ipoteche.

Dal 2014 a compimento di uno sforzo ventennale, su "Fisconline - Entratel - Agenzia delle Entrate" è possibile fare le visure immobiliari in tempo reale e senza spendere una lira.
Esiste un registro dove sono depositati gli atti che riguardano gli immobili, la conservatoria: per sapere se una casa è veramente di chi vanta di possederla e se su di essa gravano delle ipoteche. In pratica se si compera una casa è impossibile mettersi i muri in cassaforte e dunque per dimostrare che è tua devi andare in un certo archivio prendere una carta e sventolarla sotto il naso di chi di dovere. Si chiama conservatoria.



Una volta entrare nelle conservatorie era entrare in un mondo parallelo. Nessuno sapeva che esistessero ma c’erano, erano enormi e grigie con impiegati angelo deputati ad aprire il libro nero e il libro bianco dove leggere il tuo destino.

File, volturisti a pagamento, fotografie clandestine ai registri… Lo so perché l’ho fatto.

Dal 2014 l’Italia del Sì può vantare un posto dove attingere tutte le informazioni necessarie. Sembra niente ma considerate che l’operazione di digitalizzazione dei documenti relativi a tutti gli immobili d’Italia è durata vent’anni. Un grande successo di cui nessuno parla. Un successo dell’Italia del Sì, dell’Italia che non si arrende al degrado e alla miseria.

Si registra sullo sfondo la bizzarria degli scissionisti Pd che affidano le proprie fortune  a un ex braccio destro di D’Alema - ma quanti bracci destri aveva D’Alema… una piovra! - ora renziano, Nicola Latorre. L’ex ministro dalemiano e ora renziano minaccia di andarsene dal PD se non si cambia la legge elettorale nella parte riguardante chi decide chi candidare in Parlamento.

L’Italia del No e il poltronismo, appunto.

Qua bisogna scegliere. È chiaro: riuscire a realizzare i risultati ha dei costi del tipo lasciare a casa chi si gira i pollici o affidare la digitalizzazione del catasto a stranieri che costano meno. Bisogna scegliere se cercare di migliorare o affondare tutti insieme.

Come si è arrivati ad avere tutti i dati online degli immobili italiani

Nel ’94 forse fu il governo Ciampi, forse fu quello Berlusconi - non sono riuscita a trovare il mese - affidò alla Cered, una società pugliese l’appalto per digitalizzare l’intero monte dati degli Uffici del Territorio italiani. Nel '96, sotto il primo Governo Prodi, cominciarono a partire barche cariche di documenti dalla Puglia all’Albania. 



Sì, pochi lo sanno ma ad aver inserito a computer vita, morte e miracoli dei beni immobili d’Italia sono stati 600 laureati albanesi pagati 100 mila lire al mese a fronte del milione e passa testa che sarebbe stato necessario per affidare l’incarico ai giovani meridionali, disoccupati in massa anche allora. Polemiche dei sindacati, delocalizzazione di stato, ma dopo vent’anni questa, una di quelle riforme che agevola tutto, rende più rapida la conclusione degli affari…  
 

La velocità delle transazione ne beneficerebbe moltissimo sempre che  le banche non impiegassero mesi per erogare i mutui con una lentezza sempre più in aumento dopo la vittoria del "no".
L’italia del sì e l’Italia del no.


Monica Montanari




Fonti

Sulle poche giornate di lavoro in Parlamento, La Stampa
Sullo Spread in risalita, La Repubblica
Su assenteismo statali e legge Madia si vedano La Stampa e La Repubblica
Sulla digitalizzazione del catasto italiano e delle conservatorie si veda La Repubblica


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