domenica 12 marzo 2017

Lingotto '17: tutta la speranza nell'Europa dei popoli

Il fantasma della rivolta di Napoli si è aggirato per tutto il tempo sul Lingotto tra gente che ancora sogna e spera nell’Europa dei popoli. Resconto sommario e commento all’ultima giornata.




Matteo Renzi impronta all’emotività il suo intervento di chiusura della tre giorni del Lingotto che - dice -  “ha visto la partecipazione di un botto di gente straordinario, grazie a tutti voi”. Dopo aver dato solidarietà a Salvini e Raggi il suo intervento si condensa su una citazione di Brunori Sas dalla canzone Il costume da torero: «Non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di così. Ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parto da me.» Perché non c'è "noi" senza "io".




L’impressione è di aver avuto a che fare per tre giorni con degli alieni, alieni su un pallone aerostatico che con la forza di un’idea vogliono risollevare un’Italia che non vuole farlo. Renzi vuol mettersi in cammino ma il suo trolley è diventato una bolla di speranza cui restiamo appesi noi baby boomers ormai disposti a spenderci per un bene che ci travalica - come lui stesso ci ha dato atto ringraziandoci -  e i millennials i ragazzini ancora senza problemi di bilanci. Uniti ultracinquantenni e diciottennni in una speranza quella del Sì al recente referendum istituzionale che i trenta quarantenni sotto il peso della sfida quotidiana non sono disposti a vedere.

In tempi di tatticismi siamo costretti a cercare la forza di cambiamento del Lingotto un po’ tra le righe. E la troviamo in quel progetto di un’Europa rilegittimata dalla democrazia diretta, dall’elezione popolare dei suoi vertici e nella creazione di primarie transnazionali. Ovvero il progetto di fondere realmente i partiti europei ed sceglierne i leader tutti insieme votando magari per un tedesco o uno spagnolo - per dire - come capo del partito socialista europeo.

Perché è importante questa proposta di Renzi? Perché si collega a quanto è successo ieri a Napoli. Renzi ha dato pieno sostegno a Salvini così come tra i primi ha fatto ieri Emanuele Fiano su Twitter. Come ha ripetuto con forza Matteo Richetti: «Un Paese così non si può lasciare».

La questione scozzese in Uk, quella catalana in Spagna, quella di un movimento Cinque Stelle ormai ridotto a una piattaforma regionale per il Sud potranno trovare risposta e valorizzazione in un’Europa politica dei popoli in prospettiva. Dando a società coese la possibilità di darsi assetti conformi alle proprie aspettative.

Non possiamo nasconderci che, a partire dal referendum monarchia - repubblica, dal Lazio in giù vinse la monarchia, mentre, dal Lazio in su vinse la repubblica. Che a tenere al potere la Democrazia Cristiana per 60 anni fu il Sud contro un Nord comunista e socialista. Che oggi il movimento 5 Stelle al Sud è debordante mentre al centro Nord vince l’opzione riformista.




Renzi ha rilanciato sul patriottismo ma se vuole coniugare identità e più Europa, a soccombere è la dimensione nazionale. E certo qui si evidenzia una contraddizione del suo impianto dove Tommaso Nannicini lamenta che il ritorno alla politica ha sperimentato i limiti posti proprio dalla nuova sovranità europea e quella dei territori.

Ecco perché in questo quadro appare cruciale l’intervento di Marianna Madia che ci chiede anche quale linea dare al partito mentre i cambiamenti si producono e ancora non consentono di dare risposte. Lei ha detto e suggerito “credibilità”. Il richiamo alla credibilità diventa così richiamo ai modi del confronto interno, alla questione tessere, e cifra di stile ma sopratutto necessità di dare risposte concrete al problema del reddito.

Alla Speranza rappresentata da Matteo Renzi si somma dunque la Credibilità offerta da Marco Minniti e da Bellanova espressioni forse le più trascinanti di questa tre giorni. Minniti con la sua visione sul sogno:  tutti gli uomini sognano ma non allo stesso modo, c’è chi sogna di notte e ci sono quelli che sognano davvero, lo fanno a occhi aperti e devono avere la leadership di questo partito. E Teresa Bellanova che urla in faccia alle immani asinate spacciate come moneta del nuovo: dopo il Jobs Act che ha reso tracciabili le dimissioni i licenziamenti per giusta causa sono aumentanti di 14 mila, le dimissioni volontarie sono diminuite di 127 mila.



Monica Montanari




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