mercoledì 12 aprile 2017

Montatura Consip: tutte le fake

Diamo una ricapitolata al caso Consip. Cosa c’è di vero, cosa c’è di indimostrato. Cosa c’è di falso e cosa c’è di stupido. Il capitolo Tiziano Renzi è tutto un programma perché confina con la questione del ministro Luca Lotti e la pretesa del tutto illogica, e lo dimostreremo, che debba dimettersi.



Cominciamo col dire che dopo 20 anni di destabilizzazione politica ad opera delle inchieste si può dir tutto tranne che la corruzione sia diminuita e si deve anzi concludere che il circuito mediatico giudiziario in stile tangentopoli non serve a far pulizia ma solo a consumare trame e vendette politiche.

Sul piano della destabilizzazione registriamo la ciliegina sulla torta non di cioccolato:  Pierantonio Zanettin di Forza Italia membro laico del Consiglio Superiore della Magistratura chiede un’indagine disciplinare sullo scontro tra procure di Napoli e Roma. Non che abbia torto ma contribuisce ad alzare la tensione. Intanto i giornali del centrodestra sono in prima fila nel gridare al complotto contro Renzi. Se verrà dimostrato che pezzi di apparati dello Stato hanno complottato per uccidere politicamente un leader di partito, avranno buon gioco ad argomentare che contro Silvio Berlusconi fu fatto lo stesso nel 2011.



In questo contesto cominciamo a sgombrare il campo dai FALSI:
Appalti truccati? Falso!
È FALSO che a Consip, Marroni, Lotti, Tiziano Renzi abbiano truccato appalti. Nessuno ha truccato appalti alla Consip e NESSUNO LI ACCUSA  DI AVERLO FATTO.

È FALSO che Alfredo Romeo abbia mai incontrato Tiziano Renzi. L’intercettazione dimostra il contrario di quanto affermato dai carabinieri del Noe.

È FALSO che Alfredo Mazzei non sia “antipatizzante” di Matteo Renzi

È FALSO che Luigi Marroni non sia “antipatizzante” di Matteo Renzi

È FALSO che Tiziano Renzi abbia incontrato molte volte Luigi Marroni

È FALSO che Tiziano Renzi abbia incontrato Luigi Marroni in presenza di Carlo Russo

E veniamo a quando c’è di VERGOGNOSO in questa faccenda.

Il 28 dicembre 2016 Marco Lillo sul Fatto Quotidiano online scrive che Tiziano Renzi “è menzionato nelle carte dei giudici” dell’inchiesta CONSIP salvo -  lo avevamo denunciato su Twitter e dalle nostre pagine -  eliminare la frase in seguito.
Ci vogliono 50 giorni per trasformare Tiziano Renzi da “menzionato nelle carte dei giudici” a “indagato”.

Tutto lavoro di tastiera come lo sbianchettamento delle frasi inopportune dagli articoli: basta cambiare una parola, “Bocchino” e sostituirla con “Romeo” e il gioco è fatto. Attenzione, perché è un sistema. Ci sono altri punti cruciali e delicati.

Marco Travaglio anche ieri a Di Martedì urlava a Mario Lavia che contro Tiziano Renzi c'erano ancora le dichiarazioni di Mazzei. Alfredo Mazzei dice che Tiziano Renzi ha cenato in trattoria con Alfredo Romeo l’imprenditore napoletano arrestato.
Attenzione!

Si tratta di un “relata refero” ma Travaglio non lo dice.

Fa di più, manipola l’informazione:  definisce Alfredo Mazzei "non antipatizzante” di Renzi in quanto appartenente al PD. Peccato che Mazzei sia legato alla fondazione Italiani Europei di Massimo D’Alema avverso a Matteo Renzi al punto da lasciare il partito e fondarne un altro.

In ogni caso Mazzei non sa se quel pranzo c’è mai stato. Sa solamente, e lo riferisce, che Alfredo Romeo gli ha detto di aver cenato con Tiziano Renzi. Non essendoci testimonianza di esperienza diretta basterà poi appellarsi all’equivoco e si potrà impunemente aver avallato il falso e il discredito per mesi.  È relata refero, una cosa riferita.

Sempre ieri sera e sempre con identica malafede Marco Travaglio ha definito poi Luigi Marroni amministratore delegato di Consip “non antipatizzante” di Renzi in quanto appartenente al PD.
Luigi Marroni è invece uomo legato nella sua carriera professionale a Enrico Rossi, rivale politico frontale e contiguo di Matteo Renzi.



Luigi Marroni è cruciale perché tende a inguaiare con le sue affermazioni sia Luca Lotti che Tiziano Renzi. Egli appare come la cerniera su cui si incardinano il filone microspie dell’inchiesta con quello degli appalti napoletani.

Cominciamo col dire che Marroni ha mezzo ritrattato, dice di aver fatto affermazioni equivocabili e confuse.
Aggiungiamo che Marroni si è rifiutato di farsi interrogare dagli avvocati di Tiziano Renzi.

E ora mettiamoci la carta da novanta.
Accoppiando i nomi molti giornali hanno fatto apparire che il faccendiere Carlo Russo e Tiziano Renzi abbiano incontrato Marroni insieme, molte volte  fino al marzo 2016. Ma è assolutamente falso.

Ora ristabiliamo un po’ di verità:

Primo: da molti resoconti non emerge mai - chiariamolo subito - da nessuna parte che Marroni affermi di aver incontrato Carlo Russo e Tiziano Renzi insieme.

Secondo: l’incontro con Tiziano Renzi è solamente uno.

Terzo: l’incontro con Tiziano Renzi non si svolge in luoghi di pertinenza della Consip.

Quarto: Marroni non ha mai detto che Tiziano Renzi o Denis Verdini gli abbiano mai fatto pressioni. È un doppio relata refero.

Quinto: Marroni non ricorda se Lotti lo abbia messo direttamente in guardia sulla presenza di microspie nei locali Consip.

Sesto: Tiziano Renzi non ha mai messo piede alla Consip

Ed ecco come è andata:

Marroni incontra Renzi una sola volta, in piazza.  A questo punto è la parola di Marroni contro quella di Renzi.

Marroni dice che Tiziano Renzi gli ha chiesto di accontentare Russo.

Tiziano Renzi dice di avergli chiesto di intervenire per consentire a una certa associazione di piazzare una statua della Santa Vergine nel piazzale dell’ospedale Meyer.

Si noti che se si scoprisse che l’associazione - quella della statua -  aveva a che fare con Russo avremmo risolto il busillis: parlavano di cose diverse e non lo sapevano. Siamo ai fratelli De Rege.

Non è finita, un ultimo sforzo. Sebbene i titoli dei giornali abbiano scritto che Tiziano Renzi e Verdini ricattavano Luigi Marroni e o facevano pesanti pressioni su di lui, Maroni questo non lo ha mai detto.

Maroni dice infatti che queste pressioni gli sono state fatte da Carlo Russo mediante i nomi di Tiziano Renzi e Denis Verdini. Doppio relata refero: Russo riferisce, e Marroni riferisce ciò che riferisce Russo.

Luigi Marroni chiama poi in causa il ministro Luca Lotti e dice:
«Delle intercettazioni ambientali nel mio ufficio l’ho saputo non ricordo se da Lotti o da un suo stretto collaboratore”.

Dunque cosa rimane, dopo la smentita, l’autodistruzione di quell’unico brandello di indizio fattuale - ovvero l’intercettazione in cui Romeo affermava a terzi di aver incontrato Renzi -, dimostratasi un falso?

Restano:
un incontro in piazza sul genere la mia parola contro la tua,
un non ricordo,
tre relata refero.


Questi sono i rimasugli di un’indagine che a fronte di un mai accertato qualsivoglia reato nell’aggiudicazione di appalti fa girare nomi altisonanti come palle da giocoliere, sempre più in alto e sempre più colorate, per fare show. 

E poi tantissima disonestà mediatica, nel gonfiare, artatamente, spezzettare la verità, riproporla condita di ambiguità.

Bene a fronte di ciò, c’è chi ha chiesto le dimissioni di Luca Lotti. Che per fortuna il ministro si sogna di dare, altrimenti ci ritroveremmo con un ministro onesto di meno e un contraddittorio Marroni ben assiso al suo posto.

Ma allora Lotti destituisca Marroni, si dice.

Ora, ammesso e non concesso che sia possibile dimissionare l’Amministratore delegato di Consip senza un rinvio a giudizio, ve lo immaginate che succederebbe se un ministro dimissionasse d’autorità un funzionario dopo che questi lo ha accusato?

Dov’è la logica del contraddittorio polemico?

E questo è l’ultimo ingrediente del gorgo maleodorante: la malafede intellettuale.




Monica Montanari





Fonti e Documenti

Luigi Marroni ritratta? Sul Foglio
Rapporti tra Luigi Marroni ed Enrico Rossi sul Corriere della Sera
Dichiarazioni di Marroni su Luca Lotti e le microspie su Il Fatto
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