venerdì 7 aprile 2017

Tutti filo-Putin: ma quanto gli hanno dato ‘sti russi?

Putin ha una rosa non invidiabile di alleati in Italia: dalla Meloni, ad Alessandro Di Battista, per continuare con Enrico Letta, e compagnia cantante sulle note bersaniane. Unici, gli esponenti renziani, a non essersi uniti al coro si sono spesi sul pronto consenso levatosi da tutta Europa a favore della risposta statunitense contro l’uso delle armi chimiche. 



In termini geopolitici l’attacco americano per la rapidità della risposta e la sua massività ristabilisce un equilibrio favorevole alle democrazie occidentali sotto scacco da anni per l’iniziativa e l’abilità tattica di Vladimir Putin. Dominante in Centrasia, in Medio Oriente e apertamente minacciosa ai confini dell’Europa, una Russia illiberale tanto attiva-  anche nelle campagne hacker e propagandistiche sui nuovi media -  non era una buona notizia per gli occidentali.



Assistere al de profundis filo Putin di tutto l’arco parlamentare - se si eccettua il Pd renziano-  fa sorgere la proverbiale domanda di quando Aldo Moro andò in visita negli Stati Uniti e per non sporcarsi aveva arrotolato l’orlo dei calzoni.
Sceso dalla scaletta dell’aereo, l’assistente gli ricordava:
«Presidente, si abbassi i pantaloni.»
Al che la storiella si concludeva con l’angosciosa questione del leader democristiano:
«Ma quanto ci hanno dato ‘sti Americani?»

E ben appunto vien da chiedersi quanto hanno dato ‘sti Russi alla gran parte del nostro Parlamento per indurre tante forze politiche a dolersi di un nuovo assetto in cui la Turchia torna da nonno NATO, fedele e scodinzolante, assicurando al corridoio meridionale del gas - di cui il tratto transadriatico, TAP, è una ramificazione terminale -   una effettiva gestione politica alternativa e compensativa rispetto agli interessi politici Russi.



Con una Turchia rifedelizzata all’Ovest, potremo contare sul gas del Tap senza il rischio che i turchi - sul cui territorio esso transita -  facciano tattiche orchestrate da Mosca.
Bene? Tutto bene dunque?

No, certo c’è sempre di mezzo un avventurista come Putin. È lecito aspettarsi una grave provocazione nel Donesk Donbas Ucraino per esempio che metterebbe l’Occidente davanti alla realtà di non poter contenere la Russia salvo affrontare costi e rischi inaccettabili per gli elettorati democratici. Però intanto sullo scacchiere mediorientale si sono ristabilite le cose.

Dispiace che l’attacco minacci le aperture con l’Iran ma confidiamo nella saggezza degli Ayatollah, nella lungimiranza dello loro strategie. Siamo ottimisti.

Per quanto Trump abbia codici e politiche raccapriccianti bene ha fatto Paolo Gentiloni a partecipare la sua approvazione rispetto alla decisione specifica di battere un colpo in Siria.





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